Vol. 35 N. 2 Giugno 2015

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Disabilità ed integrazione scolastica in Emilia-Romagna: analisi dei dati relativi all’Anno Scolastico 2012/2013
E. Lanzarini, A. Parmeggiani
Introduzione. La Regione Emilia-Romagna ha assistito, negli ultimi dodici anni, ad un notevole aumento del numero di alunni disabili che frequentano le scuole statali del territorio, con un conseguente impatto sulla Spesa Pubblica. Lo studio, condotto in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, ha voluto evidenziare la ricorrenza, la tipologia e la distribuzione sul territorio regionale delle differenti disabilità certificate negli alunni presenti nelle scuole statali della Regione nell’anno scolastico 2012-2013. Metodi. Le disabilità certificate nel database dAbili sono state suddivise in macro- categorie in base alla diagnosi di patologia. Sono state poi valutate le più frequenti associazioni di patologia e la prevalenza delle macro-categorie nelle singole Province e ordini di scuola. E’ stata condotta un’analisi statistica per rilevare eventuali differenze statisticamente significative tra le variabili sopramenzionate. Risultati. La distribuzione delle macro-categorie individuate è disomogenea sul territorio e tra gli ordini di scuola, con valori che talvolta si discostano in maniera statisticamente significativa dalla media regionale. La più frequente associazione di patologie è rappre- sentata dal disturbo ipercinetico con il disturbo specifico delle abilità scolastiche. Il ritardo mentale è la patologia più rappresentata del campione (38,5%) e si trova frequente- mente associato all’epilessia e all’autismo. Le malattie rare hanno una prevalenza del 4,1% e la più rappresentata è la Neurofibromatosi, mentre i disturbi psicopatologici ricorrono nel 5,0% del campione. Discussione. Lo studio rappresenta la prima esperienza italiana di valutazione della disabilità infantile in ambito regionale. Conoscere le cause di disabilità dell’età evolutiva presenti sul territorio è utile per distribuire al meglio le risorse disponibili e promuovere il pieno sviluppo delle potenzialità di tutti gli alunni e il raggiungimento di una soddisfa- cente integrazione nella società.
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L’OSSERVATORIO EPIDEMIOLOGICO DI NEUROPSICHIATRIA INFANTILE DELLA REGIONE PIEMONTE, DODICI ANNI DI ATTIVITÀ: DA NPInet A SMAiL
F. Guccione, A. Mariani, M. Maspoli, F. Ragazzo
In Piemonte è attivo sin dal 2003 un sistema di raccolta epidemiolgica delle attività dei servizi di NPI. Viene descritto il percorso storico che ha portato all’utilizzo del sistema informatico NPInet e successivamente al sistema definito SMAiL. Vengono poi presentati dati e grafici di questa raccolta relativi al periodo 2003-2014.
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PREFAZIONE
Il XXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza si è svolto a Roma dal 10 al 14 settembre 2014 e ha visto la partecipazione di oltre 400 Neuropsichiatri Infantili. Il Congresso si è articolato in 4 giornate dedicate alla neurologia, alla psichiatria, alla neuropsicologia e alla neuroriabilitazione. Oltre alle sessioni plenarie largo spazio è stato dedicato alle comunicazioni scientifiche e alla discussione orale dei poster. Il Convegno ha previsto anche delle sessioni didattiche e incontri con gli esperti, particolarmente indirizzati ai giovani specialisti. Quest’anno, per iniziativa della SINPIA, durante il Congresso Nazionale sono stati consegnati 15 premi per giovani ricercatori del valore di 1000€ ciascuno, da utilizzare per la partecipazione a congressi internazionali a scelta dei vincitori.
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Comorbilità in bambini e adolescenti con disturbo da deficit di attenzione con iperattività/impulsività in Regione Lombardia
B. Bartoli, L. Reale, M. Cartabia, C. Termine, M. Bonati
Obiettivo. Lo scopo di questo studio era valutare il profilo delle comorbidità psichiatriche in bambini e adolescenti afferenti ai 18 centri di riferimento della Regione Lombardia per sospetto Disturbo da deficit dell’attenzione con iperattivi- tà/impulsività (ADHD). Metodi. Sono stati analizzati i dati clinico-anamnestici presenti nel database del Registro Lombardo dell’ADHD di tutti i nuovi pazienti valutati nel periodo Giugno 2011-Novembre 2014. Risultati. 1108 di 1703 pazienti con sospetta ADHD (65%) hanno ricevuto una diagnosi di ADHD: 952 (86%) maschi e 156 (14%) femmine (età mediana: 9aa; range: 5-17aa), di questi 402 (36%) hanno ricevuto esclusivamente una diagnosi di ADHD, mentre 706 (64%) presentavano almeno un altro disturbo psichiatrico (disturbi dell’apprendimento: 35%, disturbo oppositivo/provocatorio: 13%, disturbi del sonno: 13%, disturbi d’ansia: 8%). 254 di 1703 casi sospetti (15%) non hanno ricevuto alcuna diagnosi. La diagnosi di ADHD di tipo combinato (OR: 1,37, 95% IC: 1,07-1,76), un punteggio CGI-S = 5 (OR:1,93, 95% IC: 1,44-2,60) e la prescrizione di trattamento farmacologico (OR: 3,07, 95% IC: 2,05-4,60) erano associate ad una maggiore probabilità di presentare disturbi psichiatrici in comorbidità. Conclusioni. Nei pazienti con ADHD è importante valutare e monitorare sistemati- camente l’intero spettro delle possibili comorbilità psicopatologiche associate, an- che tenendo conto della loro evoluzione, comparsa e associazione con particolari tappe cronologiche e psicologiche dello sviluppo.
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Due anni di attività del Progetto ADHD della Regione Lombardia: analisi dei percorsi di cura diagnostici e terapeutici
L. Reale, M. Bonati, M. Zanetti, M. Cartabia, F. Fortinguerra e il Gruppo Regionale Lombardo ADHD
Obiettivo. Descrivere i percorsi diagnostico-terapeutici dei pazienti ADHD in Regione Lombardia. Metodi. I dati relativi ai nuovi pazienti valutati dai 18 centri di riferimento lombardi nel periodo 2012-2013 sono stati estrapolati dal database del Registro Regionale ADHD e analizzati, per descrivere le caratteristiche clinico-diagnostiche e prescrittive del campione. Risultati. 753 dei 1.150 casi sospetti (65%) hanno ricevuto una diagnosi di ADHD (M:F = 6:1; età mediana: 9aa; range: 5-17aa), nel 24% dei casi era presente familiarità per ADHD. 483 (65%) pazienti presentavano almeno un altro disturbo psicopatologico, più frequentemente disturbi dell’apprendimento (35%), disturbi del sonno (14%) e disturbo oppositivo–provocatorio (13%); mentre 69 (9%) avevano in associazione altra condizione medica cronica, per lo più di tipo neurologico (n = 28). L’84% dei pazienti ha ricevuto una prescrizione di tipo psicologico, più comunemente parent training (n = 428, 82%), seguito da child training (n=308, 59%) e teacher training (n = 173, 33%); il 2% solo farmacologica, il 14% entram- be. Dei 115 pazienti con terapia farmacologica, 95 (83%) sono stati trattati con metilfenidato (5-40 mg/die), 5 dei quali in associazione con un altro psicofarmaco, il 7% (n = 8) con atomoxetina (10-75 mg/die) e il restante 10% (n = 12) con un altro farmaco, in particolare risperidone. Rispetto ai soggetti cui è stato prescritto solo l’intervento psicologico, i pazienti con prescrizione farmacologica presentavano più frequentemente valori di CGI-S di 5 o superiore (p minore di ,0001), livello cognitivo inferiore (p = ,0019), la presenza di disturbi associati, quali il disturbo oppositivo- provocatorio (p minore di ,0001) e i disturbi del sonno (p = ,0007). Conclusioni. Il monitoraggio continuo e sistematico dell’assistenza al paziente con ADHD, anche attraverso uno strumento quale il Registro, permette di valutare i bisogni (grado e tipo di domanda), così da poter attivare progressivi e signifi- cativi miglioramenti nella pratica clinica, usando in modo appropriato le risorse e garantendo un’efficiente e omogenea qualità delle cure.
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Outcome neuroevolutivo nei figli di donne con patologie autoimmuni sistemiche e positività per anticorpi anti-ß2GPI
Le giovani donne affette da sindrome da anticorpi antifosfolipidi(APS) o lupus eritematoso sistemico (LES), che si trovano ad affrontare una gravidanza, presentano maggior rischio di nascite premature. Esistono poche informazioni riguardo gli effetti della patologia materna e degli anticorpi anti-fosfolipidi (aPL) sullo sviluppo a breve e lungo termine dei loro figli. Obiettivi. Il presente studio si propone di valutare il profilo neuroevolutivo di bambini nati da madri con LES o APS per stabilire se vi sia un maggior rischio di eventuali disturbi neurologici o del neurosviluppo e identificare i fattori che potrebbero influire nella loro genesi. Metodi. Sono stati selezionati bambini nati da madri con LES o APS ed inclusi nello studio sulla base del riscontro di valori materni positivi per anticorpi anti- ß2GPI durante la gravidanza. Sono stati valutati 40 soggetti di età media 7 anni e 6 mesi tramite questionari anamnestici, questionari sul comportamento, valuta- zione clinica, test intellettivi; dove necessario si è proceduto ad approfondimenti diagnostici neuropsicologici e strumentali. Risultati. Sono stati riscontrati disturbi del sonno nel 30%, disturbi emotivi o comportamentali nel 32%, disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) nel 12,5% ed epilessia nel 10%.
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Risultati di uno studio preliminare: l’utilizzo dell’Autism Spectrum Quotient (AQ) in una popolazione di soggetti sani, genitori di pazienti affetti da disturbi del comportamento ad esordio in età evolutiva
M. Marino, M.P. Riccio, C. Tiano, A. Maiorano, M. Siciliano, S. Pisano
Disturbi dello spettro autistico (DSA), deficit di attenzione e/o iperattività (ADHD), disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) presentano clusters sintomatolo- gici comuni nei soggetti affetti e nei familiari di primo grado non affetti, connessi a fenotipi neuropsicologici mitigati. Pazienti con DOC e ADHD presentano tratti au- tistici subclinici, espressione di fenotipo autistico mitigato (Broader Autism Phenot- ype – BAP), misurabile attraverso il questionario Autism Spectrum Quotient (AQ). Obiettivo dello studio è valutare la presenza di caratteristiche correlate al BAP nei genitori sani di pazienti con DSA, DOC, ADHD. Autocompilazione dell’AQ (versione italiana), da parte di genitori di soggetti con ADHD (N = 36; età-media 40,1; 18 F, 18 M), DSA (N = 80; età-media 41; 46 F, 34 M), DOC (N = 22; età-media 44,6; 11 F, 11 M), sviluppo normotipico (N = 22; età-media 41,1; 15 F, 7 M). Analisi dei punteggi mediante varianza a 2 vie (sesso e gruppo come fattori); confronti multipli con test di Bonferroni. Effetto significativo di gruppo e sesso sui punteggi totali dell’AQ (p minore di 0,001; p = 0,03); punteggi totali nei genitori dei gruppi DSA, ADHD, DOC statisticamente significativi rispetto ai controlli (p = 0,004; p minore di 0.001; p = 0,001).
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Prognosi a lungo termine dei disturbi specifici di apprendimento
I. Salvadore, C. D’Agostini Costa, R. Penge
Al momento sono ancora pochi gli studi sistematici sull’evoluzione a lungo termine dei Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) nella popolazione italiana. Questo lavoro si propone di indagare l’outcome del disturbo al termine del ciclo di Scuola Secondaria di secondo grado, come da raccomandazioni fornite dall’Istituto Superio- re di Sanità. Il campione è costituito da 20 soggetti con diagnosi di DSA effettuata in Scuola Primaria o Scuola Secondaria di primo grado e rivalutati, mediante una batteria di test standardizzati, alle soglie dell’età adulta. Le competenze cognitive rimangono stabili nel tempo. Si riscontra una sostanziale stabilità rispetto al profilo degli apprendimenti: la rapidità di lettura del testo risulta essere la competenza mag- giormente compromessa. La valutazione del funzionamento scolastico mostra come i soggetti con DSA abbiano difficoltà in particolare nei compiti di tipo metacognitivo. Si evidenzia la co-occorrenza di sintomi psicopatologici di tipo ansioso/depressivo. In conclusione il funzionamento scolastico dei soggetti con DSA sembra inficiato, oltre che dalla permanenza delle difficoltà di letto-scrittura, anche da strategie e competenze metacognitive molto fragili. Si confermano i dati di letteratura relativi alla comorbidità tra DSA e disturbi di tipo psicopatologico.
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Il progetto CareToy per l’intervento precoce nel bambino nato pretermine: risultati preliminari sull’interazione madre-bambino
E. Inguaggiato, G. Sgandurra, E. Beani, G. Piccardo, M. Giampietri, L. Bartalena, G. Cioni
Programmi di intervento precoce (IP) hanno dimostrato la loro efficacia nella promo- zione della interazione genitore-bambino. CareToy (CT) è un strumento innovativo, ideato per l’IP individualizzato, domiciliare e centrato sulla famiglia per bambini di 3-9 mesi. Il training con CT prevede lo svolgimento quotidiano, per 4 settimane, di attività di gioco genitore-bambino, monitorate e programmate da remoto dal centro clinico, finalizzate alla promozione dello sviluppo psicomotorio e della interazione genitore- bambino. Il presente studio ha lo scopo di valutare gli effetti del CT sulla interazione genitore-bambino e sulla partecipazione del genitore e del bambino al training, in un gruppo di 14 bambini nati pretermine, di cui 4 gemelli, di età corretta 3-5 mesi, arruolati nell’ambito di un RCT (ClinicalTrials.gov, NCT01990183). A tale scopo è stato sviluppato un questionario ad hoc che esplora, prima del training le aspettative del genitore e le competenze del bambino, e dopo la sua conclusione l’opinione sul sistema e sul training, la partecipazione alle attività e l’interazione genitore-bambino. Tutte le dieci famiglie hanno risposto al questionario. Tutte le famiglie intervistate hanno valutato come “positiva” l’esperienza con CT, l’uso del sistema è stato giudicato come “semplice” o “abbastanza semplice” e le attività proposte sono state valutate come “totalmente” o “in gran parte” personalizzate alle esigenze di ciascun bambino. Dopo l’esperienza con CT i genitori riferiscono aumento del tempo dedicato al gioco condiviso, apprendimento di nuove attività da proporre al bambino e maggiore coinvolgimento nella sua cura. Secondo questi dati premilinari CT appare un utile strumento di IP, in grado di favorire l’interazione genitore-bambino.
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Action observation treatment nella riabilitazione del bambino con pci: uno studio combinato clinico e funzionale – risultati preliminari
L. Serotti, A. Molinaro, A. Alessandrini, F. Tansini, A. Serina, C. Ambrosi, L. Mascaro, C. Pinardi, D. Arisi, R. Gasparotti, G. Buccino, E. Fazzi
L’osservazione sistematica di azioni quotidiane seguita dalla loro imitazione (Action Observation Treatment, AOT) è un approccio riabilitativo che sfrutta un meccanismo neu- rofisiologico ben noto, basato sulla corrispondenza tra azione osservata e azione eseguita. Lo scopo dello studio clinico randomizzato controllato è di valutare se AOT possa migliorare le funzioni motorie degli arti superiori nei bambini con paralisi cerebrale (CP). Sono stati arruolati 12 bambini con CP, assegnati in modo casuale al gruppo sperimentale (n = 6) o al gruppo di controllo (n = 6). I bambini del gruppo sperimentale osservano filmati che mostrano azioni quotidiane adeguate all’età e dopo la visione ripetono i movimenti osservati. I bambini del gruppo controllo seguono un analogo trattamento dopo l’osservazione di filmati senza azioni. L’outcome primario è rappresentato dai punteggi ottenuti alla scala di valutazione Assisting Hand Assesment (AHA), mentre i risultati ottenuti con la scala di valu- tazione Melbourne Assessment of Unilateral Upper Limb Function (MUUL) e con il questionario Abilhand-Kids rappresentano gli outcome secondari. Tutti i soggetti effettuano una Risonanza magnetica funzionale (fMRI) con uno specifico protocollo di stimolazione nel quale la manipolazione di oggetti è alternata alla manipolazione di una forma neutra. I bambini sono valutati, in cieco, due settimane prima dell’inizio del trattamento (T0), in occasione dell’inizio (T1) e della fine (T2) del trattamento e dopo 8 settimane dal termine della terapia. Dopo il trattamento nel gruppo dei casi è evidente un miglioramento dei punteggi in entrambe le scale di valutazione dell’arto superiore, che risulta invece nettamente meno significativo nel gruppo di controllo. Nel gruppo sperimentale la fMRI ha mostrato un aumento nelle attivazioni nelle aree pre-motorie ventrali dopo AOT. L’utilizzo del DTI ha consentito di dimostrare la presenza di fasci di connessione all’interno del circuito fronto-parietale.
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In ricordo di Camillo Mastropaolo
Il 15 luglio ci ha lasciati Camillo Mastropaolo, Pro- fessore Emerito di Neuropsichiatria infantile dell’U- niversità di Sassari. Credo che questo verbo nella sua durezza serva per esprimere la complessità dei pensieri e delle emozioni che ci colgono. Esso contie- ne l’idea del dolore e della perdita ma rimanda con immediatezza al tema della memoria e dell’eredità Quelli che lo hanno conosciuto, stimato e gli hanno voluto bene porteranno con se il ricordo della forza e, direi, della tenerezza dei suoi affetti e dei suoi sen- timenti mal celati da un corpo imponente e dai line- amenti di un viso scolpito e come temprato dal mare cui lo legava un rapporto antico. Ricorderanno anche la lucidità e la coerenza dei suoi giudizi e delle sue scelte fondate su una visione ideale che era capace di confrontarsi con la concretezza delle situazioni. Quelli che non lo hanno conosciuto debbono prende- re atto del fatto che non è possibile ripensare alla na- scita ed allo sviluppo della Neuropsichiatria infantile in Italia senza tener conto del suo apporto.
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