Vol. 35 N. 1 Aprile 2015

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Attribuzione delle emozioni: analisi preliminare sulla validità e l’affidabilità per l’età adolescenziale del test di attribuzione delle emozioni
M. Gatta, A. Spoto, G. Trevisan, S. Benanti, P.A. Battistella
La ricerca si propone di fornire un contributo alla validazione del test di attribuzione delle emozioni 1 per l’età adolescenziale. Si prenderanno dapprima in considerazione i modelli teorici e gli studi scientifici, che supportano il progetto di ricerca stesso e si identificano come chiave di comprensione del tema trattato. Alcuni di questi, tra i più noti il modello quadrifattoriale di Blair e Cipollotti (2000) , prende in considerazione le diverse componenti della cognizione sociale in rapporto con l’abi- lità dell’attribuzione-comprensione delle emozioni. Si approfondirà, inoltre, il tema dell’alessitimia, disturbo psico-emotivo presente nella popolazione sia adolescenziale che adulta. Il test oggetto di validazione è considerabile come uno degli strumenti di valutazione più adatti per la cognizione emotiva ed è già stato precedentemente validato per l’età adulta 3 . Tale test è ritenuto, secondo i dati scientifici raccolti dagli autori, lo strumento più sensibile all’influenza fattoriale, come sesso, età e scolarità.
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ADHD modalità e difficoltà diagnostiche: Un’indagine nella provincia di Novara
F. Guccione, A. Antonini, M. Vallana

In Italia, così come in altri paesi l’ADHD è sottodiagnosticato. Numerosi studi evidenziano come tale variabilità dipenda dalle diverse metodologie diagnosti- che utilizzate. Tali studi, non hanno mai preso in considerazione gli operatori addetti alla diagnosi, la loro formazione o il loro aggiornamento scientifico. Questo lavoro, si pone l’obiettivo di verificare la sensibilità diagnostica e l’o- pinione soggettiva degli operatori incaricati di effettuare la diagnosi nella pro- vincia di Novara e di valutare le procedure e il percorso diagnostico-terapeutico utilizzato. A questo scopo: sono stati intervistati 17 operatori (psicologi e neuropsichiatri infantili). Dai dati raccolti emerge che una certa percentuale di operatori ha tutt’ora idee incongrue rispetto al Disturbo da Deficit di Attenzione con Iperattività e non sempre il percorso diagnostico utilizzato prevede la somministrazione di specifici test neuropsicologici. Questo potrebbe giustificare il numero limitato di diagnosi formulate.
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PREFAZIONE

Il XXVI Congresso Nazionale della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza si è svolto a Roma dal 10 al 14 settembre 2014 e ha visto la partecipazione di oltre 400 Neuropsichiatri Infantili. Il Congresso si è articolato in 4 giornate dedicate alla neurologia, alla psichiatria, alla neuropsicologia e alla neuroriabilitazione. Oltre alle sessioni plenarie largo spazio è stato dedicato alle comunicazioni scientifiche e alla discussione orale dei poster. Il Convegno ha previsto anche delle sessioni didattiche e incontri con gli esperti, particolarmente indirizzati ai giovani specialisti. Quest’anno, per iniziativa della SINPIA, durante il Congresso Nazionale sono stati consegnati 15 premi per giovani ricercatori del valore di 1000€ ciascuno, da utilizzare per la partecipazione a congressi internazionali a scelta dei vincitori.
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Developmental Coordination Disorder (DCD) e sonno: studio polisonnografico
M. Esposito, A. Pascotto, M. Carotenuto

Background. La letteratura sulla relazione tra coordinazione motoria e modalità di sonno in età evolutiva è scarsa. Scopo del presente studio è esplorare le relazioni esistenti tra l’organizzazione macrostrutturale del sonno e le capacità di coordinazione motoria in età evolutiva in un gruppo di bambini affetti da DCD. Metodi. 121 bambini (75 M, età media10,03 ± 2,76) sono stati sottoposti al test Movement Assessment Battery for Children (M-ABC), Beery-Buktenika Visual-Motor Integration test (VMI) ed a polisonnografia notturna (PSG), in seguito è stato individuato un gruppo di soggetti affetti da DCD composto da 42 bambini (26 M, età media10,12 ± 1,98) ed un gruppo di 79 soggetti non affetti (49 M, età media 9,94 ± 2,84) confrontati mediante t-test sui dati macrostrutturali del sonno. Risultati. Dall’analisi di correlazione sono emerse relazioni significative tra abilità motorie e parametri di durata del sonno oltrechè quelli di rappresentazione per- centuale degli stadi con particolare riferimento al sonno REM. Inoltre i soggetti con DCD presentano una riduzione media di tutti i parametri di durata del sonno e della quota di REM% rispetto ai controlli. Conclusioni. Il presente studio dimostra come coordinazione motoria e integrazione visuo-motoria siano strettamente legate alle modalità macrostrutturali del sonno, tali risultati potrebbero porsi come punto di partenza per ulteriori e più approfonditi studi sul legame tra modalità di sonno notturno e capacità motorie superiori.
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Effetto delle crisi precoci sulla connettività cerebrale in bambini con sclerosi tuberosa: uno studio con tensore di diffusione
R. Moavero, A. Napolitano, R. Cusmai, F. Vigevano, L. Figà-Talamanca, G. Calbi, P. Curatolo, B. Bernardi

Razionale e obiettivi. La sclerosi tuberosa (TSC) si associa a crisi ad esordio precoce, con possibilità di epilessia farmacoresistente e ritardo cognitivo. Obiettivo dello studio è stato valutare, mediante tensore di diffusione (DTI), gli effetti delle crisi precoci sulla sostanza bianca di soggetti con TSC. Metodi. Abbiamo arruolato 16 bambini con TSC ed epilessia esordita nei primi 3 anni, dividendoli in base alla persistenza o meno di crisi ed all’esordio prima o dopo l’anno. Tutti hanno effettuato RM encefalo con DTI. Specifiche ROIs sono state selezionate per la generazione di tracks, sulle quali sono stati calcolati i valori medi di anisotropia frazionale (FA) e coefficiente di diffusione apparente. L’analisi statistica è stata effettuata mediante ANOVA. Risultati. I bambini con crisi persistenti e quelli con esordio nel primo anno mostrano FA globalmente più bassa, con significatività statistica a livello di tronco temporale e giro del cingolo; i bambini con esordio precoce mostrano inoltre differenze significative a livello del fascicolo fronto-occipitale inferiore. Conclusioni. Il nostro studio dimostra che i soggetti con crisi persistenti o ad esordio più precoce presentano maggiori alterazioni della connettività cerebrale in aree cruciali per la maturazione delle funzioni esecutive, la maturazione cognitiva globale e le abilità verbali.

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Caratteristiche di personalità nell’emicrania in età evolutiva: studio di un campione di adolescenti emicranici mediante uso del test di Rorschach secondo il sistema comprensivo di Exner (CS)
D. Candeloro, M.A. Chiappedi, A. Di Genni, P.A. Veggiotti, S. Cristofanelli, A. Zennaro, U. Balottin

Il presente studio intende utilizzare il test di Rorschach per descrivere specifiche caratteristiche di personalità di adolescenti emicranici. 10 pazienti con emicrania, 10 pazienti con epilessia idiopatica e 10 controlli sani (età: 11,0-17,11) sono stati valutati con una batteria di test multimetodo: Child Behavior Checklist, Youth Self- report, e il test di Rorschach somministrato e siglato secondo il Sistema Comprensivo di Exner. Sono state riscontrate specifiche differenze in entrambi i gruppi clinici rispet- to ai controlli sani, in due variabili che riguardano la modalità di organizzazione delle informazioni percepite (mediazione cognitiva), che pertanto sembrerebbero esprime- re aspetti psicologici legati alla comune condizione di sofferenza per malattia cronica. Gli emicranici, inoltre, presentano una modulazione degli affetti meno controllata, con tendenza a percepirli in modo più intenso e di conseguenza maggiore difficol- tà nella gestione delle emozioni; uno stile autoritario; un approccio alla realtà più vago e immaturo; una possibile tendenza a processi di pensiero meno chiari e ad una concettualizzazione più immatura, meno sofisticata. Tali specifici aspetti del funzionamento di personalità si accostano al costrutto di alessitimia e in un senso più ampio alla definizione di malattia psicosomatica, ed evidenziano l’importanza di prevedere un approccio integrato anche di tipo psicologico, nella valutazione e nel trattamento dell’emicrania in età evolutiva.
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Effetti sulla crescita della terapia a lungo termine con metilfenidato in bambini e adolescenti con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD)
S. Carucci, A. Carta, R. Romaniello, A. Zuddas

Scopo di questo lavoro è stato effettuare una revisione dei principali studi sugli effetti del Metilfenidato (MPH) sulla crescita in soggetti ADHD in età evolutiva. La ricerca è stata condotta utilizzando le banche dati Embase, PsycINFO e Ovid Medline fino a Dicembre 2011 e focalizzata sugli effetti del metilfenidato in cronico sulla crescita in bambini e adolescenti ADHD di età compresa tra i 3 ed i 17 anni. Sono stati esclusi gli studi su adulti e gli studi relativi a soggetti esposti esclusivamente ad amfetamine o altri psicostimolanti. In totale sono stati revisionati 11 studi pubblicati tra il 1996 e il 2010. Tali studi includono un campione di 2273 pazienti di entrambi i sessi (79% genere maschile). Quattro degli studi inclusi non supportano l’ipotesi di una correlazione tra l’uso di psicostimolanti e un deficit di crescita. Gli altri studi mettono invece in evidenza effetti significativi, seppur lievi, sugli z score di altezza, peso e BMI. Il deficit di altezza risulta maggiormente evidente durante i primi 6-12 mesi di terapia con una successiva normalizzazione. Gli studi selezionati evidenziano pertanto che il trattamento con MPH nel lungo termine può determinare un lieve deficit di crescita, sebbene numerose domande riguardo i meccanismi biologici sottostanti rimangano ancora aperte.
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Valutazione degli effetti cardiovascolari acuti del metilfenidato a rilascio immediato in bambini e adolescenti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività
M. Lamberti, E. Germanò, D. Italiano, R. Siracusano, L. Guerriero, G. D’Amico, M. Ingrassia, A. Alquino, M.P. Calabrò, E. Spina, A. Gagliano
Introduzione. Il metilfenidato (MPH) costituisce il gold standard per il trattamen- to del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Scopo della nostra ricerca è stato quello di studiare il rischio cardio-tossico del MPH, durante il picco plasmatico del MPH a immediato rilascio (MPH-IR). Metodi. Sono stati arruolati 60 pazienti drug-naive con diagnosi di ADHD. Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad esame ECG, in basale (T0) e a distanza di 2 ore dall’assunzione del farmaco(T1), dopo che per essi era stata stabilita la dose terapeutica di MPH. Sono stati quindi valutati e confrontati la media corretta del QT (QTc), il tempo di dispersione del QT (QTd) e l’intervallo dell’onda T (TpTe). Risultati. Non si sono evidenziate modifiche clinicamente significative di nessuno dei parametri analizzati dopo l’assunzione della dose di metilfenidato. La FC ed i valori del TpTe sono variati in modo statisticamente significativo da T0 a T1, ma entrambi i valori si sono sempre mantenuti all’interno dell’intervallo di normalità e non sono variati in modo clinicamente significativo. Conclusioni. I risultati della nostra ricerca mostrano che durante le prime ore dall’assunzione del MPH non si rilevano modifiche elettrocardiografiche che con- figurano un rischio clinico. I nostri dati confermano, con dati obiettivi, la relativa sicurezza cardiovascolare del MHP. L’uso dei valori del TpTe potrebbe rivelarsi un utile marker aggiuntivo per identificare le situazioni a rischio.
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Adolescenti e self-cutters: analisi di una popolazione
A. Traverso, S. Zanato, B. Bolzonella, D. De Carlo, A. Rampazzo, M. Gatta, C. Cattelan
Introduzione. I comportamenti autolesivi riguardano fino al 45% degli adole- scenti, rappresentando una priorità di salute generale. Tra i più comuni si ricorda il self-cutting, comportamento ad alto rischio di ripetizione e fattore predittivo indipendente di suicidio. L’obiettivo dello studio è l’analisi delle caratteristiche sociali e psicopatologiche di un gruppo di soggetti con self-cutting, al fine di migliorare la cura e la prevenzione delle ricadute autolesive. Metodi. È stata condotta una revisione dei casi (23 pazienti) giunti con self- cutting presso il Pronto Soccorso negli ultimi 5 anni e seguiti presso il Servizio di Psichiatria Infantile e Psicologia Clinica dell’Ospedale di Padova. Ogni soggetto è stato sottoposto ad una valutazione psicodiagnostica completa (colloqui liberi e somministrazione di interviste e questionari). Il self-cutting è stato classificato in occasionale e ripetuto (= 5/anno). La presenza di differenti sedi anatomiche coinvolte nel self-cutting è stata considerata indice di maggiore gravità dell’autolesionismo. Risultati. In età pediatrica, i soggetti che accedono ai Servizi per self-cutting sono prevalentemente femmine, con età media di 14,5 anni. Nel campione non sembrano esserci differenze significative in termini di caratteristiche sociali e psicopatologiche tra chi si taglia in multiple sedi e chi si taglia in una sede sola o tra chi compie il gesto con frequenza occasionale rispetto a chi lo agisce abitudinariamente. La presenza di tentativi di suicidio e la gravità del self cutting correlano con un utilizzo assiduo di social network. Discussione. Nonostante la diffusione del fenomeno porti ad una normalizzazione dello stesso, è compito del clinico non trascurare neppure un episodio isolato di autolesionismo, non essendo possibile legare la frequenza degli agiti ad un rischio differente o ad un profilo psicopatologico specifico. Sarà da approfondire il ruolo dell’utilizzo dei social network quali possibili strumenti di “contagio sociale” in popolazioni a rischio.
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Studio della connettività EEG dei fusi del sonno in alcuni soggetti con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD)
C. Zanus, P. D’Antrassi, R. Giorgini, G. Spada, A. Accardo, A. Skabar, M. Carrozzi
Introduzione. Il sonno è considerato un utile ambito di studio rispetto alla correlazione tra funzioni cognitive e organizzazione della rete neuronale. L’attività dei fusi viene correlata ad alcune funzioni cognitive e recentemente anche allo sviluppo emotivo. Obiettivo. Individuare possibili patterns di connettività EEG nel sonno di soggetti con ADHD. Metodi. Quattro soggetti con ADHD e 8 soggetti di controllo; fascia di età 7-11 anni. EEG con 21 elettrodi, riferimento biauricolare, frequenza di campionamento 512 Hz. Cinque epoche di un secondo, per ciascun soggetto, contenenti il fuso. Per estrarre le informazioni di connettività direzionale tra ogni coppia di canale è stato utilizzato il metodo spettrale multivariato della Directed Transfer Function (DTF). Per la misurazione della similitudine tra le matrici DTF è stata valutata la Cosine Similarity. Risultati. In entrambi i gruppi di soggetti è presente una buona similarità intraindividuale tra le matrici di connettività, soprattutto nelle bande di frequenza theta e beta. Nel gruppo ADHD non sembrano riconoscibili patterns di connettività generalizzabili in tutte le bande considerate, e la costanza intraindividuale sembra meno definita rispetto ai controlli. Conclusioni. I dati preliminari dello studio suggeriscono la possibile presenza di patterns di connettività del sonno riproducibili all’interno dello stesso soggetto.

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