Vol. 34 N. 2 Agosto 2014

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Disturbi del comportamento alimentare: il Dsm Iv-Tr e V a confronto
G. de Lucia, V. Di Pisa, V. Gentile, P. Gualandi, E. Franzoni
Il DSM è un manuale diagnostico di stampo neopositivista, che a partire dall’i- dentificazione dei sintomi specifica dei criteri finalizzati alla diagnosi. La sua V edizione è caratterizzata da un approccio dimensionale, e non più multiassiale, con il fine di cogliere le cause del disturbo mentale. Da questa impostazione deriva l’ampliamento dei confini della patologia, con un conseguente abbassamento della soglia di salute e malattia. L’incremento sociale dei quadri psicopatologici dei Disturbi del Comportamento Alimentare ha posto le basi per l’inclusione di nuovi “contenitori” nosografici sempre più specifici. Ci riferiamo all’introduzione dei Disturbi da Alimentazione Incontrollata, all’eliminazione dell’amenorrea come criterio diagnostico per l’Anoressia Nervosa, e alla revisione terminologica di alcuni concetti, quale quello di “basso peso”. Le patologie “ibride” sono state incluse in categorie nosografiche ad hoc, facilitandone l’identificazione da parte del clinico. Per evitare un approccio riduzionistico, l’uso del Manuale non può prescindere una valutazione della realtà fenomenologica del paziente in tutta la sua complessità.
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Disturbi da uso di sostanze e DSM-5: considerazioni nosografiche e cliniche
A. Di Stefano, G.B. Camerini , M. Valentini, F. Russo, U. Sabatello
La quinta edizione del DSM ha portato con sé molte modifiche rispetto all’edi- zione precedente. Tra questi cambiamenti, alcuni riguardano in particolar modo il capitolo relativo ai disturbi da uso di sostanze 1 2 che attualmente è titolato “Disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction”.
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Spettro schizofrenico
M. Ferrara, G. Colafrancesco
Nel definire la Schizofrenia e i disturbi ad essa correlati, il DSM III, l’ICD 10 ed il DSM IV, in accordo con la tradizione Kraepeliana, postulano strette relazioni tra i sintomi clinici, il decorso longitudinale e l’esito. Questo riferimento paradigmatico è stato messo in discussione negli ultimi 20 anni, suscitando numerose richieste di modificare i criteri di definizione del disturbo: il gruppo di lavoro del DSM 5 ha revisionato i nuovi dati riguardanti diversi aspetti dei disturbi psicotici, per valutare l’opportunità di avviare una svolta critica nosografica. I risultati riflettono un approccio sostanzialmente conservativo: i cambiamenti introdotti nel DSM 5 forniscono un quadro generale in cui prevalgono, come priorità, il miglioramento dell’utilità clinica, la semplicità, l’affidabilità diagnostica. I biomarkers ed in generale i dati di laboratorio sono stati ignorati e l’obiettivo di costruire una “nuova nosologia” è stato procrastinato. Un’altra sfida riguardava l’opportunità di includere una “sindrome di rischio psicotico” all’interno della classificazione, come conseguenza del movimento di ricerca clinico che nell’ultimo decennio ha contribuito a definire la cosiddetta “Sindrome di Rischio Psicotico”. Sebbene, in contesti di ricerca, l’affidabilità di questa diagnosi sia ben consolidata, il gruppo di lavoro ha deciso di includere la “Sindrome Psicotica Attenuata” nella III sezione del manuale, come condizione che giustifica ulteriori studi e validazioni.
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Il Disturbo Specifico dell’Apprendimento nel DSM-5: prospettiva neuroevolutiva e approccio life-span
A. Gagliano, E. Germanò, M. Ciuffo
A differenza del DSM-IV- TR che rappresentava disturbi discreti, ognuno con specifici criteri diagnostici, il DSM-5 propone una singola etichetta diagnostica per definire l’insieme dei problemi nell’acquisire le capacità scolastiche: Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA). Lo descrive come un disturbo dal profilo neuropsicologico eterogeneo e, in termini di endofenotipi disfunzionali, largamen- te sovrapposto con gli altri disturbi del neurosviluppo. Il DSM-5 espone inoltre i cambiamenti delle manifestazioni del disturbo durante il corso della vita, partendo dagli indicatori di rischio in età prescolare e giungendo fino all’età adulta. Nel complesso le novità introdotte da quest’ultima edizione del DSM sembrano costituire un richiamo ad assumere una prospettiva meno rigidamente categoriale e un approccio life-span, pur rispettando l’esigenza di classificare e descrivere singole categorie diagnostiche.
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Disturbo dello sviluppo della coordinazione: riflessione sui nuovi sistemi di classificazione
J. Galli, S. Micheletti, E. Fazzi
Il disturbo dello sviluppo della coordinazione è un disordine neuromotorio di programmazione e pianificazione di un movimento intenzionale, presente in circa il 6% della popolazione in età scolare. Si presenta come una collezione di segni e sintomi che variano sensibilmente in relazione all’età e interferiscono significati- vamente sulla vita quotidiana e scolastica. L’eziologia del disturbo è attualmente ancora poco definita e incerta e la stessa definizione terminologica permane fonte di grande dibattito, con un uso frequentemente alternato di termini quali “disprassia”, “impaccio motorio” e “disturbo dello sviluppo della coordinazione” utilizzati spesso come sinonimi. Incluso per la prima volta nella terza edizione del manuale diagnostico e statistico DSM III il disturbo è tutt’ora presente nel DSM 5. In quest’ultima edizione non sono state apportate sostanziali modificazioni ai cri- teri diagnostici, ma sono stati forniti molti spunti di riflessione per una valutazione più approfondita e puntuale delle varie aree dello sviluppo coinvolte nel disturbo e per una sua efficace presa in carico abilitativa. In questo lavoro discutiamo le mo- dificazioni apportate ai singoli criteri diagnostici e gli aspetti diagnostico-valutativi di due casi prototipici alla luce del DSM 5.
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Disturbi depressivi: dal DSM-IV-TR al DSM-5, cosa cambia? Novità nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) in merito ai Disturbi Depressivi in bambini e adolescenti
L. Margari, C. de Giambattista
Nel DSM-5 i Disturbi Depressivi sono separati dai Disturbi Bipolari e costituiscono una categoria autonoma, non più incorporata all’interno dei Disturbi dell’Umore. Sono state identificate nuove categorie diagnostiche (Disturbo da Disregolazione dell’Umore Dirompente, Disturbo Disforico Premestruale, Disturbi Depressivi Persistenti) e revisionate categorie già presenti nel DSM-IV (Disturbo Depressivo Maggiore). Le modifiche effettuate mirano alla migliore definizione diagnostica di sintomi e quadri clinici controversi e alle conseguenti indicazioni terapeutiche. Problematicità e criticità rispetto a questa nuova edizione del DSM sono già state sollevate aprendo ad ulteriori sviluppi.
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I disturbi dirompenti, del controllo degli impulsi e della condotta
G. Masi, A. Manfredi, S. Pisano * , A. Milone
I disturbi dirompenti, del controllo degli impulsi e della condotta sono tra le cause più frequenti di richiesta di consultazione nei centri di neuropsichiatria infantile, e sono frequentemente associati a fallimento scolastico, stabili comportamenti devianti (impulsivi ed aggressivi), e elevato rischio di evoluzione psicosociale nega- tiva. Questa nuova categoria diagnostica comprende diverse condizioni cliniche che presentano una stabile difficoltà nel controllo delle emozioni e del comportamento, ma che sono caratterizzate anche da una violazione dei diritti altrui, (es. aggressi- vità, distruzione di proprietà,ecc. ), o da mancato rispetto di norme sociali o figure di autorità. I disturbi inclusi in questa categoria diagnostica comprendono il disturbo oppositivo-provocatorio, il disturbo della condotta (incluso il sottotipo con emozio- nalità pro-sociale limitata), il disturbo di personalità antisociale (descritto in modo specifico nel capitolo sui disturbi di personalità), il disturbo esplosivo intermittente, la piromania e la cleptomania (in precedenza inclusi nei disturbi del controllo degli impulsi), ed i disturbi da comportamento dirompente non altrimenti specificato.
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I disturbi dello spettro dell’autismo: la revisione del DSM-5
R. Militerni, A. Carloni, G. Militerni
La recente edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, edito dall’Associazione Americana degli Psichiatri, ha sottoposto la categoria dell’Autismo e dei disturbi correlati ad una significativa revisione. Le modifiche riguardano la denominazione, l’abolizione delle sotto-categorie precedentemente individuate, la rielaborazione dei criteri diagnostici e l’introduzione degli “specifi- catori” di gravità e di eventuali comorbilità. Di particolare interesse risulta anche l’individuazione di una nuova Sezione, indicata con la denominazione di “Disturbi del Neurosviluppo”, che raggruppa una serie di condizioni cliniche incluse dalla precedente edizione nella Sezione dei “Disturbi Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza o nell’Adolescenza”. I Disturbi del Neurosviluppo, che comprendono anche i Disturbi dello Spettro dell’Autismo, presentano una serie di caratteristiche comuni che valgono ad individuarla come una meta-categoria.
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DISTURBI CORRELATI A EVENTI TRAUMATICI E STRESSANTI
R. Nacinovich, M. Bomba, F. Neri
Il nuovo capitolo del DSM-5 “Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti” viene presentato e discusso anche alla luce delle teorie di psichiatria psicodinamica sul trauma. Si accenna alle ricadute sull’approccio clinico ai bambini e agli adole- scenti ed ai loro genitori con un breve excursus dalle origini della neuropsichiatria infantile italiana, nel lavoro dal primo dopoguerra ai giorni nostri.
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La diagnosi del disturbo da deficit di attenzione/iperattività: il passaggio dal DSM-IV-TR al DSM-V
A. Pasini, M. Pitzianti, S. Spiridigliozzi, P. Curatolo
Il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività (ADHD), uno dei più comuni disturbi neurocomportamentali, con esordio nella prima infanzia, è una condizione altamente ereditaria con documentate anomalie cerebrali, importanti sintomi associati e deficit che investono numerosi aspetti della vita quotidiana. La quinta edizione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali pubblicato nel 2013, introduceva alcune importanti modifiche relative ai criteri diagnostici dell’ADHD rispetto alla precedente classificazione (DSM-IV-TR,2000). I principali cambiamenti riguardavano aspetti significativi quali: l’introduzione dell’ADHD nel capitolo dei “disturbi neurocompor- tamentali”, il limite di età per l’esordio dei sintomi, le manifestazioni cliniche della patologia, le sue caratteristiche in età adulta, la prevalenza, la comorbidità e i correlati neurobiologici dell’ADHD. Le modifiche introdotte dal DSM-V hanno lo scopo di fornire una migliore descrizione dell’ADHD al fine di assistere i clinici nella corretta definizione della diagnosi e nella scelta del trattamento mediante un approccio basato sull’evidenza Studi futuri evidenzieranno l’impatto che l’uso di tale nuova classificazione avrà nell’epidemiologia e nella ricerca clinica.
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DSM-5, Disturbi del neurosviluppo e disabilità intellettiva (disturbo dello sviluppo intellettivo)
C. Ruggerini, O. Daolio * , S. Manzotti
La concezione della Disabilità Intellettiva è socialmente costruita e, per questo, mu- tevole nel tempo. Il contributo delle neuroscienze e della clinica alla comprensione di questa condizione è, negli ultimi anni, di assoluto rilievo. Le particolarità delle nuove concettualizzazioni sono espresse, nel DSM-5, dai seguenti aspetti: la as- segnazione della condizione al cluster dei Disturbi del Neurosviluppo (che ricolloca anche questa condizione nel mainstream delle conoscenze scientifiche in tema di rapporto tra genetica, epigenetica e contesto); la necessità di una concettualizza- zione della condizione sia come condizione esistenziale particolarmente sensibile ai sostegni allo sviluppo sia come disturbo della organizzazione neurobiologica (che impone di considerare la effettiva possibilità di uno sviluppo life-span); la utilità di una descrizione dimensionale delle componenti del funzionamento cognitivo (che orienta nuove possibilità di potenziamento individuale del funzionamento cogniti- vo); la prevalenza, nella valutazione dei criteri diagnostici, delle capacità adattive (che riduce il rischio di etichettamenti e indica uno degli obiettivi dei sostegni).
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