Vol. 30 N. 4 Dicembre 2010

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Enuresi notturna e disturbi del sonno: uno studio epidemiologico
M. Esposito, M. Carotenuto
Introduzione. L’enuresi notturna è un disturbo molto frequente in età evolutiva con una prevalenza del 6-10% dei soggetti oltre i 5 anni di età. Numerosi studi hanno focalizzato l’attenzione sulla valutazione del sonno dei soggetti enuretici, ottenendo tuttavia risultati discordanti. Scopo dello studio è valutare la presenza di disturbi del sonno in una popolazione di soggetti affetti da enuresi notturna primaria (PNE) e verificare il suo ruolo come fattore di rischio per lo sviluppo dei disturbi del sonno. Materiali e metodi. La popolazione è costituita da 80 bambini (67 M) di età compresa tra i 5 e i 13 anni (M 10,43; SD ± 1,99) riferiti per PNE presso il Centro per i Disturbi del Sonno in età evolutiva della Clinica di Neuropsichiatria Infantile della Seconda Università degli Studi di Napoli. Per valutare le abitudini di sonno dei bambini, alle madri di tutti i pazienti è stata somministrata la scala Sleep Disturbance Scale for Children (SDSC) ed i risultati così ottenuti sono, poi, stati confrontati con una popolazione di controllo costituita da 255 bambini (190 M) reclutata nelle scuole della regione Campania e sovrapponibile per età (media 10,57, SD ± 1,89; p = 0,569) e distribuzione tra i sessi (?2 = 2,416; p = 0,120) al campione in esame. Analisi statistica. L’analisi statistica è stata effettuata con test Chi Quadro (?2) per il confronto tra le due popolazioni e con analisi di regressione logistica (OR) per la valutazione del ruolo della PNE come fattore di rischio per lo sviluppo dei disturbi del sonno. Sono stati considerati significativi valori di p = 0,05. Risultati. L’82,5% degli enuretici presenta risposte patologiche agli items della categoria DRS rispetto all’11,76% dei soggetti sani (?2 = 145,592; p < 0,001), e la presenza di enuresi può essere considerata un fattore di rischio per lo sviluppo di tali disturbi (OR = 35,35; IC95% = 17,71-70,57); analogamente i disturbi della transizione veglia-sonno sono riscontrabili nel 61,25% degli enuretici rispetto al 9,41% dei soggetti sani (?2 = 93; p < 0,001) e il loro sviluppo è favorito dalla presenza di enuresi (OR = 15,213; IC95% = 8,21-28,15) così come DA (?2 = 82,31; p < 0,001; OR = 13,02; IC95% = 7,06-23,98), DIMS (?2 = 45,476; p < 0,001; OR = 8,4; IC95% = 4,3-16,39), IPN (?2 = 24,257; p < 0,001; OR = 5,69;IC95% = 2,76-11,71) e DES (?2 = 23,323; p < 0,001; OR = 5,73; IC95% = 2,73-12,01) (Tab. II). Conclusioni. In conclusione, il nostro studio evidenzia la presenza nei soggetti enuretici di tutta la gamma di disturbi del sonno noti contribuendo ad affermare l’ipotesi della non sovrapponibilità del sonno degli enuretici a quello dei soggetti normali, sottolineando inoltre l’esistenza di un potenziale incremento del rischio di sviluppare disturbi del sonno in presenza di enuresi notturna primaria
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Disordini del comportamento in adolescenza: studio casistico e follow-up
M. Gatta, E. Ramaglioni, E. Canetta, A. Spoto, P.A. Battistella
Il presente studio clinico e di follow-up si prefigge di analizzare il processo diagnostico-terapeutico, la compliance terapeutica, l’evoluzione clinica e le relazioni esistenti tra queste variabili, attraverso lo studio di una casistica di adolescenti affetti da disordini del comportamento. Il campione consta di 123 soggetti tra gli 11 e i 19 anni, 86 maschi (70%) e 37 femmine (30%). I risultati dello studio suggeriscono che il disturbo comportamentale in adolescenza si configura come dimensione transnosografica riconducibile a diversi quadri sindromici, piuttosto che ad una singola diagnosi psichiatrica. Si conferma l’opportunità di interventi multiprofessionali integrati nella cura di tali problematiche. Il follow-up a 6 e 12 mesi evidenzia che l’aderenza al progetto terapeutico è influenzata dalla tipologia di comportamento patologico (aggressività auto/eterodiretta, antisocialità, abuso di sostanze, promiscuità sessuale) e che l’efficacia dell’intervento risulta dipendere prioritariamente dalla compliance terapeutica.
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Descrivere i bisogni della persona con ritardo mentale. L’esperienza della Regione Lazio
R. De Giuli, M.L. Giarrizzo, A. Di Napoli, M.N. Aliberti, M. Arneodo, R. Giannini, M. Gregorini, D. Morelli, S. Maffei
Nel Lazio le persone con ritardo mentale accedono prevalentemente ai Centri ex articolo 26, L. n. 833/78, le cui attività sono monitorate dal Sistema Informativo per l’Assistenza Riabilitativa (SIAR), attivo dal 1° gennaio 2003. L’esperienza della condizione di disabilità, non direttamente desumibile dalla clinica, nel SIAR è descritta attraverso l’utilizzo della checklist tratta dalla Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute (ICF) dell’OMS; questo costituisce un’opportunità per l’individuazione di adeguati percorsi di cura e di inclusione. Tuttavia, la ICF-checklist in uso si è mostrata carente nell’evidenziare le peculiarità delle persone con disabilità intellettiva; pertanto, un gruppo di esperti già formati all’utilizzo dell’ICF, coordinati da Laziosanità-Agenzia di Sanità Pubblica, ha individuato categorie aggiuntive maggiormente specifiche per il ritardo mentale
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Scompenso psichico adolescenziale ed emergenza psichiatrica: costruzione di un modello di intervento in rete
M.G. Martinetti, E. Innocenti, M.C. Stefanini, S. Teatini, G. Serni , T. Pisano, F. Mannelli, C. Trapani, R. Leonetti
Nel tentativo di strutturare risposte sempre più pertinenti alla sofferenza psichica adolescenziale, si evidenzia nella letteratura scientifica nazionale e internazionale la criticità della risposta terapeutica all’acuzie psichica. Nel presente lavoro si riflette sull’esperienza della costruzione di un intervento in rete fra servizi ospedaliero-universitari (Neuropsichiatria Infantile-NPI, Pediatria) e territoriali (Unità Funzionali Infanzia Adolescenza), focalizzando quei setting che rendono possibile la tempestività e intensità della risposta, integrando la pronta accoglienza del Dipartimento di Emergenza Accettazione-DEA e l’eventualità di ricovero presso letti dedicati di NPI, con la consulenza specialistica e l’attivazione di un ambulatorio di NPI per il trattamento multidimensionale integrato intensivo dell’acuzie psichica. La cornice metodologica è rappresentata dalla necessità di costruire modelli di intervento tempestivi, flessibili e personalizzati, integrati già nella fase di acuzie col successivo progetto terapeutico di presa in carico territoriale. Viene approfondito l’inquadramento diagnostico dell’acuzie psichica rispetto alla diagnosi nosografica e dimensionale dello scompenso psichico adolescenziale, analizzando la casistica seguita negli anni 2008-2009, per sintomi acuti psichiatrici, dalla NPI della Struttura Organizzativa Dipartimentale-SOD dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi-AOUC di Firenze, nelle diverse tipologie di intervento tempestivo, intensivo: consulenziale (presso DEA e i Reparti di Pediatria dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Meyer-AOUM); ambulatoriale (Ambulatorio Intensivo Adolescenti) della NPI presso l’AOUM; ospedaliero (ricovero, ospedale diurno, presso la NPI dell’AOUC). La significatività complessiva dell’intervento viene analizzata sulla base di indicatori quali l’incidenza dei pluriricoveri al DEA, l’integrazione coi servizi territoriali, la pertinenza delle diagnosi psichiatriche rispetto alla sintomatologia in acuto
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Esame di alcune variabili infl uenzanti il trattamento riabilitativo in neuropsichiatria infantile: aderenza, resilienza, consapevolezza
D. Elia, S. Calzolari
Obiettivo. Nel nostro studio abbiamo valutato la relazione tra alcune variabili (Aderenza, Resilienza e Consapevolezza) e il trattamento riabilitativo nella pratica neuropsichiatrica infantile. In particolare, abbiamo voluto verificare se i livelli di Aderenza, di Resilienza e di Consapevolezza dei genitori di bambini in trattamento neuropsicomotorio fossero influenzati dal tipo di patologia e quale relazione legasse queste tre variabili. Materiali e metodo. Il campione preso in considerazione è composto da 55 bambini in trattamento riabilitativo presso una struttura di NPI territoriale e ospedaliera. Le tre variabili sono state valutate tramite questionari distribuiti ai genitori. L’analisi statistica è stata eseguita su 42 questionari debitamente completati. Le patologie erano raggruppate come segue: Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, Paralisi Cerebrale Infantile, Ritardo di Sviluppo. Risultati. I genitori di bambini con diagnosi di disturbo pervasivo dello sviluppo mostrano maggiore Aderenza mentre i genitori dei bambini con diagnosi di ritardo di sviluppo (ritardo mentale lieve, ritardo di linguaggio, ritardo psicomotorio semplice) sono risultati meno aderenti. La Resilienza non dimostra differenze significative nei vari raggruppamenti diagnostici. La Consapevolezza, similmente all’aderenza, varia con il variare della diagnosi: una maggiore consapevolezza è presente nei genitori di bambini con paralisi cerebrale infantile mentre una minore consapevolezza è presente nei genitori di bambini con diagnosi meno appariscenti (ritardo mentale lieve, ritardo di linguaggio, ritardo psicomotorio semplice). Tra le tre variabili si evidenzia un’unica correlazione statisticamente significativa: maggiore è la resilienza minore è la consapevolezza. Conclusioni. Aderenza, Resilienza e Consapevolezza sono tre variabili che possono avere un’influenza sul trattamento riabilitativo in neuropsichiatria infantile ed essere a loro volta influenzate dal tipo di patologia neuropsichiatrica del bambino. La correlazione inversa tra resilienza e consapevolezza, se confermata da altri studi, ci dovrebbe indurre ad una riflessione critica sulle modalità di comunicazione della diagnosi e della prognosi.
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Contributo all’inquadramento clinico dei disturbi di apprendimento
A. Martini, C. Pecini
Il presente studio si propone di contribuire alla conoscenza della clinica dei disturbi di apprendimento e di descrivere alcune traiettorie evolutive a partire dai dati anamnestici. Sono stati selezionati 211 bambini dalla prima elementare alla prima media con disturbi di apprendimento. In base ai risultati di una batteria di prove i soggetti sono stati suddivisi nelle principali categorie diagnostiche di disturbo fonologico, superficiale e misto di apprendimento della lingua scritta. Per ogni soggetto sono state rilevate anche eventuali difficoltà nell’apprendimento della matematica. Per ogni soggetto è stata condotta un’intervista anamnestica finalizzata ad accertare la presenza di fattori di rischio pre-perinatali. In base alle correlazioni tra disturbo di apprendimento e anamnesi è stato possibile individuare alcuni profili di sviluppo: più il disturbo è severo e complesso (disturbo fonologico o misto con associate difficoltà matematiche) più è frequente trovare in anamnesi eventi pre-perinatali potenzialmente lesionali; per contro nelle forme più lievi e settoriali l’anamnesi è generalmente negativa o è presente familiarità. L’insieme dei dati raccolti rappresenta un contributo per la diagnosi, la definizione del reale impegno clinico e per la formulazione di un percorso riabilitativo ben calibrato sulle reali potenzialità di ciascun soggetto. La rilevanza dell’ipotesi patogenetica lesionale costituisce altresì la premessa per una più attenta prevenzione di questo tipo di disturbo.
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La Constraint-Induced Movement Therapy per il bambino con emiplegia: primi risultati di un trial multicentrico italiano
E. Fedrizzi, M. Rosa Rizzotto, L. Visona’ Dalla Pozza, A.C. Turconi, E. Pagliano, E. Fazzi, L. Tornetta,P. Facchin, Gruppo Italiano Paralisi Cerebrali Infantili (GIPCI)
Obiettivi. La Costraint-Induced Movement Therapy (CIMT) è stata proposta recentemente come un nuovo e promettente approccio per migliorare la funzionalità dell’arto superiore nei bambini con emiplegia, ma la sua efficacia è tuttora oggetto di discussione. In particolare appare difficile distinguere quanto il miglioramento sia dovuto all’effetto della Costraint e quanto al trattamento intensivo, e quindi valutare la reale efficacia della restrizione dell’arto sano. Allo scopo di differenziare queste due componenti del trattamento, nel presente studio la valutazione dell’efficacia della CIMT viene condotta attraverso il confronto della funzionalità dell’arto paretico prima e dopo il trattamento fra due gruppi di pazienti trattati con trattamento intensivo (1° gruppo CIMT: costrizione dell’arto sano e trattamento intensivo di attività unimanuali, 2° gruppo TIB: trattamento intensivo di attività bimanuali) ed un gruppo di controllo trattato con trattamento standard di una o due sedute settimanali. Metodi. Il disegno dello studio è stato definito come un trial multicentrico, prospettico controllato e randomizzato per cluster. I 21 centri di riabilitazione coinvolti appartengono al Gruppo Italiano Paralisi Cerebrali Infantili (GIPCI) e sono sparsi su tutto il territorio nazionale. L’inizio del trial è stato preceduto da un training per rendere omogenee le metodologie di valutazione e di trattamento fra i diversi operatori e per trasmettere ai genitori le indicazioni terapeutiche. Il trattamento è durato 10 settimane. Le misure di valutazione dell’outcome si riferiscono alla QUEST per la valutazione della funzionalità di tutto l’arto superiore e alla Scala Besta per la valutazione dell’uso spontaneo della mano nel gioco e nelle ADL. Risultati. Sono stati reclutati 105 pazienti, di cui n = 39 assegnati al gruppo mCIMT, n = 33 al gruppo di trattamento intensivo bimanuale (TIB) e n = 33 al gruppo di trattamento standard (ST). Nel presente studio viene riportato il confronto fra le valutazioni nei 3 gruppi prima (T0) e dopo il trattamento (T1), che dimostra un miglioramento significativo della funzionalità della mano paretica nei bambini trattati con attività intensive, sia uni- che bimanuali. I bambini del gruppo trattato con la mCIMT presentano alla fine del trattamento un miglioramento significativo della presa su richiesta rispetto ai bambini seguiti con attività bimanuali, che per contro migliorano in modo più significativo nell’uso spontaneo nel gioco e nelle ADL. Conclusioni. Se l’evoluzione successiva ai controlli di folluw-up fornirà una conferma di questi risultati preliminari, potranno essere convalidate le indicazioni applicative per la prassi terapeutica, in particolare quelle relative all’importanza del trattamento intensivo per la funzionalità dell’arto superiore del bambino con emiplegia
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Terapia per Mezzo del Cavallo e terapia neuropsicomotoria: una possibile integrazione?
L. Capone, E. Boccardo, F. Piazza, M. Chiappedi, U. Balottin
La Terapia per Mezzo del Cavallo (TMC) è un complesso di tecniche riabilitative che permette di superare danni sensoriali, cognitivi e comportamentali attraverso lo svolgimento di un’attività ludico-sportiva che ha come mezzo il cavallo. In questo lavoro viene proposta una possibile integrazione di questa tecnica con l’intervento neuropsicomotorio tradizionale, sulla base di obiettivi di intervento comuni (controllo posturale/equilibrio, carico/passaggi posturali, tono muscolare, attività selettiva/coordinazione, stimolazione propriocettiva/schema corporeo) e di una competenza specifica da parte dei terapisti coinvolti.
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Neuropsicologia della coscienza
A. Berti
Recensione a cura di A. ERRANI
Questo libro, oggetto di una breve presentazione, merita di essere segnalato come un interessante e recente contributo alla complessa questione della coscienza. Anna Berti è Professore Ordinario di Psicobiologia e Psicologia fisiologica presso l’Università di Torino, e titolare del corso di insegnamento “Coscienza e consapevolezza motoria” della Scuola di Dottorato in Neuroscienze. Già autrice di numerose pubblicazioni specialistiche sui temi della cognizione spaziale e della neurobiologia della coscienza, in questo volume Anna Berti si confronta con i meccanismi di elaborazione della consapevolezza del Sé, attraverso l’analisi delle anomalie del comportamento che derivano da una lesione cerebrale, e che sono state indagate in modo sperimentale tramite test specifici. La prima parte del libro è dedicata al passaggio dal dualismo cartesiano e sue versioni attuali, secondo cui la coscienza non sarebbe scientificamente aggredibile in quanto caratterizzata da contenuti soggettivi esplorabili solo attraverso “lo sguardo interiore”, agli studi su pazienti con lesioni cerebrali di diversa eziologia, che hanno permesso di intuire la presenza di un nesso fra danno selettivo e comportamento.
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Maternità in esilio. Bambini e migrazioni
M.R. Moro, D. Neuman, I. Réal
Recensione a cura di G. MAGNANI
Il volume pubblicato è il risultato di una collaborazione fra la maternità dell’Ospedale Jean Verdier (Bondy) e il Servizio di Psicopatologia del bambino e dell’adolescente dell’Ospedale Avicenne (Bobigny), entrambi situati nella periferia est di Parigi. I numerosi autori che hanno partecipato alla stesura del testo sono operatori dei servizi sanitari sopra citati, o di altri servizi che si sono sviluppati in Francia attorno al tema della perinatalità, che nel corso degli anni hanno sviluppato consultazioni transculturali o altri dispositivi di prevenzione e di cura nell’ambito del lavoro clinico perinatale.
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