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In memoria di Antonio Condini
L. Perulli, P.A. Battistella e il Consiglio Direttivo della SINPIA
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Ricordo di Antonio Condini
M. Bertolini
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La Psicopatologia dell’Età Evolutiva e gli Psicologi non medici
La Direzione
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“More With Less”: minori e ricovero psichiatrico
D. Calderoni, M. Ferrara, M.I. Sarti, F. Nardocci
Sebbene la maggioranza di bambini e adolescenti con un disagio mentale devono essere assistiti e trattati da servizi su base territoriale, un corretto sistema di salute mentale non può non comprendere risorse di degenza per ricovero psichiatrico. In questo lavoro, gli autori analizzano i fattori legati al ricovero psichiatrico nei minori sottolineando la cruciale carenza di risorse di ricovero in Italia
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Un progetto per la presa in carico di bambini e ragazzi autistici
R. Cerbo, M. De Caris, V. De Laurenzi, C. Di Giovanni, M. Gabrielli, G. Sorge. M. Valenti
La presa in carico della persona con autismo deve necessariamente passare attraverso il continuo sostegno non solo dell’utente ma anche di tutti coloro, familiari ed operatori scolastici ed educativi, che si confrontano con le difficoltà, spesso complesse ed imprevedibili, che l’autismo comporta quotidianamente. Un intervento efficace nell’autismo, richiede infatti una diagnosi precoce che coinvolge pediatri e centri diagnostici specializzati, un’adeguata valutazione funzionale e un coinvolgimento di tutti i soggetti che lavorano con il bambino. Nella Regione Abruzzo si è realizzata un’adeguata formazione degli operatori sanitari e scolastici per diffondere una cultura condivisa dei metodi psicoeducativi necessari a favorire l’integrazione sociale. Inoltre sono stati attivati centri diurni co-gestiti con l’associazione dei familiari, attuando un modello d’intervento sociosanitario che prende in considerazione le necessità globali della persona con autismo e chiama i familiari e gli operatori sanitari ad un coinvolgimento attivo nel percorso di cura. Dall’applicazione di questo modello d’intervento è stato possibile ottenere risultati positivi sia nell’ambito della diagnosi precoce che della riabilitazione. Infatti negli ultimi anni è stato possibile registrare un aumento dei casi diagnosticati con Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) e una significativa diminuzione (dai 62-68 mesi degli anni 2000-2001 agli attuali 34 mesi) dell’età d’arrivo dei nuovi casi presso il centro di riferimento. Inoltre si è ottenuto un miglioramento del grado di soddisfazione dei genitori utenti (misurato attraverso la somministrazione della scala Orbetello Satisfaction Scale of Child and Adolescent Mental Health Services (OSS-cam) e delle capacità adattive dei bambini e ragazzi, valutate attraverso la somministrazione delle Vineland Adaptive Behavior Scales (VABS). Entrambi gli indici hanno dato risultati positivi e nello specifico, l’analisi delle differenze tra punteggi ottenuti inizialmente dalle VABS e dopo un anno dall’inizio del trattamento, effettuata mediante test di Wilcoxon, evidenzia un incremento statisticamente significativo delle capacità adattive nelle diverse classi di genere ed età.
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Geni di suscettibilità per i disturbi dello spettro autistico: conferma del ruolo della regione 15q11-13
L. Strik Lievers, G. Guffanti, M. Estienne, N. Nardocci, S. Russo, M.T. Bonati, L. Larizza, F. Macciardi
Obiettivi. Scopo principale di questo lavoro è di studiare, in una popolazione di pazienti autistici, il ruolo di UBE3A ed ATP10, geni ad espressività materna che si trovano all’interno di 15q11-13, regione importante nell’eziopatogenesi del disturbo. Obiettivi secondari sono quelli di analizzare il ruolo dell’imprinting e l’associazione con endofenotipi clinici. Materiali e metodi. Si è effettuata un’analisi di trasmissione in una popolazione di 79 pazienti autistici e le loro famiglie studiando 4 marcatori (1 SNP e 3 microsatelliti) attorno ad UBE3A e ATP10. Su una sottopopolazione di 56 pazienti, la regione è stata densificata con 6 ulteriori SNP per effettuare lo studio dell’imprinting e dell’associazione con endofenotipi. Risultati. È stata replicata l’evidenza di Linkage Disequilibrium al marcatore D15S122, situato al 5’ di UBE3A, per cui in letteratura esistono ad oggi evidenze discordanti. Emergono elementi per il ruolo di questa regione rispetto allo sviluppo del linguaggio e alla regressione psicomotoria, nonché una distorsione della trasmissione per alleli di origine paterna in D15S122. Conclusioni. I risultati supportano il ruolo potenziale di UBE3A e della regione 15q11-13 nella complessa eziopatogenesi dell’autismo.
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La valutazione della disprassia evolutiva: sperimentazione e confronto fra le scale maggiormente in uso in età evolutiva
N. Bertoldo, D. Siravegna, C. Pacilli, G. Gliozzi, D. Bazzano
Obiettivi. La disprassia evolutiva è un’alterazione dell’organizzazione motoria, che può interessare sia le componenti esecutive che di programmazionepianificazione del movimento, interferendo sulla crescita e sulla strutturazione di molte funzioni adattive. Nel presente lavoro, gli Autori hanno focalizzato la loro attenzione sui protocolli diagnostici e di valutazione dell’organizzazione motoria ed hanno analizzato tre test, tra quelli maggiormente in uso nell’ambito della ricerca italiana, al fine di confrontarne applicabilità ed utilizzo in ambito riabilitativo: il Movement Assessment Battery for Children di Henderson e Sudgen (Movement ABC); il Protocollo per la Valutazione delle Abilità Prassiche e della Coordinazione Motoria (APCM) di Sabbadini, Tsafrir, Iurato; il Protocollo di Valutazione Psicomotoria di Siravegna, Gliozzi. Materiali e metodi. I tre protocolli sono stati somministrati ad un campione di nove bambini di età compresa fra i 4 e i 12 anni, segnalati per Disturbo della Coordinazione Motoria con maggiore compromissione dell’area prassica, giunti in osservazione presso il Servizio di Neuroriabilitazione della Struttura Complessa di NPI dell’A.S.O. O.I.R.M. S. Anna di Torino. Risultati e conclusioni. I dati emersi indicano che il Movement ABC rappresenta uno strumento facilmente fruibile dal bambino e d’uso immediato da parte dell’esaminatore ma poco analitico rispetto ad altri parametri fondamentali (neuromotricità, funzione visiva, propriocettiva, ecc.) per una più approfondita formulazione diagnostica e per la definizione del progetto terapeutico. In tal senso il Protocollo di Valutazione Psicomotoria ed il Protocollo APCM risponderebbero meglio alle esigenze del terapista della neuropsicomotricità pur differenziandosi tra di loro rispetto alle aree e alle sottocomponenti analizzate e rispetto alle fasce d’età considerate.
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Valutazione dello sviluppo psicomotorio e degli aspetti comportamentali in bambini con basso peso alla nascita: follow-up a 3 anni
F. Zambonin, M. Agosti, A. Aldini, N. Aloisio, G. Calciolari, M. Colombo, L. Leva, C. Luoni, M. Quadrelli, U. Balottin
Obiettivi. Scopo dello studio è valutare la presenza di ritardi dello sviluppo e problemi comportamentali in bambini nati pretermine, con basso peso alla nascita, effettuando un confronto tra VLBW e ELBW. Materiali e metodi. È stato proposto un follow-up per i bambini nati con peso < 1500 gr, non portatori di sequele neurologiche o di cromosomopatie. Il protocollo prevede la somministrazione della scala Griffiths alle età di 12 mesi e 36 mesi, e la compilazione del questionario CBCL da parte dei genitori a 36 mesi. Dei 59 bambini reclutati, valutati fino al primo anno d’età, 34 si sono presentati a tutti i controlli fino ai 3 anni. Risultati. Nei 59 bambini, ad 1 anno, sono emerse differenze significative tra VLBW e ELBW per quanto riguarda il quoziente generale e le sottoscale motoria, coordinazione occhio-mano e performance, con migliori prestazioni per i VLBW. Nel sottogruppo di 34 bambini, ad 1 anno, vi sono differenze significative legate al peso alla nascita, che si riscontrano a livello di quoziente generale e sottoscala motoria; tali differenze non sono più rilevabili successivamente. Conclusioni. Ad un anno di età, si evidenziano significative differenze del livello di sviluppo in base al peso alla nascita. Questo dato non viene tuttavia confermato a 3 anni di età, suggerendo un recupero dello svantaggio iniziale legato al basso peso. Anche la valutazione di problemi comportamentali conferma la sovrapponibilità dei due gruppi.
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Disturbo di Rett: forme atipiche
M.C. Colonnelli, A. Posar, G.G. Salerno, F. Marostica, A. Parmeggiani
Obiettivi. Descrivere una casistica di femmine con caratteristiche cliniche non inquadrabili come Disturbo di Rett (DR) o Disturbo Autistico (DA), sebbene con elementi suggestivi di queste entità nosografiche. Materiali e metodi. Sono state studiate sei pazienti di sesso femminile, di età media di 12 anni, con disturbo pervasivo dello sviluppo. Sono stati presi in considerazione al fine di un inquadramento diagnostico i criteri del DSM IV-TR ed i criteri revisionati per le forme atipiche di DR. Risultati. Tutte le pazienti avevano diagnosi di variante di DR. Il quadro clinico non era sempre riconducibile alle forme note, presentando caratteristiche riferibili al DR classico ed al DA, pur non soddisfacendo i criteri necessari per porre una di queste diagnosi. Conclusioni. L’eterogeneità delle forme atipiche di DR rispetto a quella classica suggerisce la necessità di un inquadramento diagnostico più specifico in sottoclassi clinicamente meglio definite con il proposito di identificare precise correlazioni genotipo-fenotipo
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I disturbi del comportamento alimentare: l’incidenza della familiarità per patologie psichiatriche come fattore di vulnerabilità
C. Muratore, P. Gualandi, L. Iero, A. Pellicciari, S. Conti, E. Franzoni
Scopo di questo studio è quello di valutare la frequenza, la tipologia e la distribuzione delle patologie psichiatriche nei parenti di primo, secondo e terzo grado di pazienti affetti da DCA come fattore di vulnerabilità Sono stati considerati 94 pazienti, 92 femmine e 2 maschi, con età media di 16 anni. Come gruppo di controllo sono stati presi 133 pazienti seguiti ambulatorialmente per cefalea (Età media 17,9). I dati sono stati ottenuti da cartelle ed interviste cliniche, colloqui psicoterapeutici e con i genitori, e dalla somministrazione dei test MMPI-A e SAFA. È stata riscontrata una storia di patologie psichiatriche in 44 famiglie su 94, per un totale di 67 membri affetti. Il nostro studio evidenzia una prevalenza di familiarità per patologie psichiatriche statisticamente maggiore nelle pazienti con DCA rispetto al gruppo di controllo (p < 0,0001)
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Teoria dell’attaccamento, intersoggettività e regolazione emotiva
D. Cavanna
L’attaccamento, l’Infant Research e i modelli relazionali di orientamento psicodinamico convergono nel considerare di particolare interesse per comprendere lo sviluppo emotivo precoce del bambino l’interazione tra ciò che egli porta nella relazione e i modelli rappresentazionali della madre. I bambini e il loro caregiver fanno parte di un sistema regolativo e interattivo nel quale si influenzano e si regolano reciprocamente. L’oggetto di analisi diventa quindi la relazione che può essere considerata il precipitato dello scambio emotivo all’interno del sistema diadico primario. Queste prospettive teoriche hanno influenzato lo studio della psicopatologia e la valutazione degli interventi che vengono maggiormente pensati in senso relazionale.
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Dyslexia at university: the situation in England
D. Pollak
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Cinquant’anni di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva
M. De Negri
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Gli esordi dell’IRCCS Stella Maris e lo sviluppo della Ricerca
P. Pfanner
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Recensioni di Libri e Congressi
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