Vol. 28 N. 1 Aprile 2008

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“Il Mondo Nuovo” e la Psicoterapia
M. De Negri
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Studio di Risonanza Magnetica funzionale in bambini con dislessia evolutiva: dati preliminariFunzioni neuropsicologiche nell’ipotiroidismo congenito: correlazioni cliniche e ormonali
M. Pugliatti, E. Fornaro, S. Francione, V. Parini, N. Colombo, M. Brinciotti, E. Brunati
C. Lenti, R. Rovelli, A. Albizzati, G. Weber
Obiettivo. Valutare la fattibilità e la validità di un protocollo di stimolazione per l’attivazione funzionale in bambini con dislessia evolutiva. Materiale e metodi. L’attivazione funzionale è stata analizzata utilizzando un protocollo standardizzato basato su task verbali (prove preesistenti) e task di lettura (prove sperimentali) somministrate durante Risonanza Magnetica funzionale in 6 bambini (4 con dislessia evolutiva e 2 senza; età 9-11 anni). Risultati. In tutti i soggetti è stato possibile effettuare un’analisi funzionale attendibile e con una buona compliance. I dati ottenuti mostrano una buona concordanza con quelli riportati in letteratura per altre fasce d’età, evidenziando la presenza di shift anteriori o controlaterali emisferici, una ridotta attivazione di aree temporo-parietali (processi di decodifica) e di aree frontali posteriori (processi di codifica). Conclusioni. La buona compliance e l’attendibilità dei dati suggeriscono la possibilità di applicare il presente protocollo di attivazione funzionale nei pazienti con dislessia evolutiva di questa fascia d’età.
È noto che i bambini con ipotiroidismo congenito possono presentare alcune disfunzioni cognitive, specialmente a livello di memoria ed attenzione. Al fine di valutare attenzione, concentrazione e memoria abbiamo studiato 22 pazienti (18 femmine e 4 maschi), in un range di età compreso tra 6,7 e 12 anni, mediante la batteria neuropsicologica Fe-Psy e la scala WISC-R. I pazienti sono stati confrontati con un gruppo di controllo omogeneo per età e livello socio- culturale della famiglia. Abbiamo quindi valutato la correlazione tra QI, subtest della batteria Fe-Psy e diversi parametri clinici potenzialmente correlati allo sviluppo cognitivo. I valori di QI dei pazienti rientravano nella norma ma erano significativamente inferiori a quelli del gruppo di controllo. La differenza maggiore riguardava le capacità attentive, ma il QI non era correlato alla gravità dell’ipotiroidismo. I risultati al Fe-Psy non differivano tra i due gruppi, eccetto che per i Tempi di Reazione a destra. Tuttavia i punteggi negli ipotiroidei erano correlati alla gravità del disturbo e ai livelli ormonali.
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Follow-up clinico e neurofunzionale in un gruppo di neonati pretermine con emorragia intraventricolare: outcome a due anni e sensibilità diagnostica delle indagini neuroradiologiche
A. Vignoli, C.E. Preda, C. Parazzini, C. Lenti
Obiettivi. Questo studio si propone di valutare, nel neonato pretermine, quale tipo di lesione cerebrale sia maggiormente legata a un outcome a lungo termine negativo e allo sviluppo quindi di una paralisi cerebrale infantile, e quale metodica neuroradiologica (ecografia cerebrale vs. risonanza magnetica cerebrale) sia più sensibile e predittiva, quindi più adatta al follow-up. Materiali e metodi. 30 neonati pretermine divisi in due gruppi, uno con emorragia intraventricolare isolata e uno con emorragia periventricolare o leucomalacia periventricolare associate alla emorragia intraventricolare, hanno eseguito 2 anni di follow-up con ecografia cerebrale, RM cerebrale e scale Bayley di sviluppo psicomotorio. Risultati. L’incidenza della paralisi cerebrale infantile nel gruppo con sola emorragia intraventricolare è stata 14,28%, mentre è stata 75% nel gruppo in cui alla emorragia intraventricolare erano associate anche leucomalacia periventricolare o emorragia periventricolare; nel secondo gruppo anche i risultati alla Bayley erano peggiori. Conclusioni. Questi dati dimostrano che le lesioni della sostanza bianca sono maggiormente legate allo sviluppo di paralisi cerebrale infantile rispetto alla emorragia intraventricolare e quindi ad oggi costituiscono la principale patologia neonatale con outcome psicomotorio negativo a lungo termine. La metodica neuroradiologica migliore è risultata la risonanza magnetica cerebrale, mentre la ecografia cerebrale ha minore sensibilità e accuratezza; è tuttavia più accessibile, economica e facilmente realizzabile e quindi ideale per lo screening seriale.
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Disturbi del comportamento alimentare in età pre-scolare: variabili cliniche e temperamentali
A. Gagliano, V. Cigala, L. Notarbartolo, G. Noto, T. Calarese, E. Germanò, C. Cedro, M. Roccella, F. Calamoneri
Obiettivo. obiettivo del presente lavoro è evidenziare l’associazione tra i disturbi alimentari precoci in età prescolare ed alcune delle variabili connesse al sistema relazionale madre-bambino ed al caregiving all’interno delle condotte di nutrizione. Materiali e metodi. 12 coppie madre-bambino (4 femmine/8 maschi di età compresa tra i 2 e i 6 anni; età media 4,1; ds 1,77) consecutivamente afferite all’ambulatorio di NPI per la presenza di disordini della condotta alimentare non dovuti a condizioni mediche, sono state confrontate con un gruppo di controllo. Risultati. Sono emerse differenze significative (p < 0,01) tra i due gruppi per alcune delle variabili esaminate. Conclusioni. Gli autori sottolineano l’importanza di un approccio multidimensionale ed integrato alle problematiche alimentari in età precoce dal momento che il comportamento alimentare nei bambini è fondamentalmente un processo relazionale multisistemico.
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Impatto economico del disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività nella popolazione umbra
S. Mazzotta, B. Gallai, R. D’Angelo, G. Mazzotta
Obiettivi. Non sono presenti in letteratura ricerche europee e italiane sui costi della sindrome deficit attentivo con iperattività e il presente lavoro è una ricerca prospettica osservazionale di un anno, condotta per valutare l’impatto economico della sindrome deficit attentivo con iperattività su soggetti della regione Umbria. Materiali e metodi. Sono stati monitorati 62 pazienti consecutivi, 8 F e 54 M (età media 10,1 ± 2,5, range: 6-16 anni) dal Settembre 2006 all’ dati dei singoli pazienti sono stati raccolti mediante l’utilizzo di un “diario costi”, compilato con interviste individuali ai genitori, effettuate durante il monitoraggio ambulatoriale. Per la valutazione dei costi del singolo paziente è stato applicato l’approccio “bottom-up”, tenendo conto di tutti i costi sostenuti da ogni paziente per quanto riguarda i costi diretti, indiretti ed intangibili. Risultati. Il costo totale annuale nei minori è stato di € 549.744, di cui € 410.526 per i costi diretti e € 139.218 per i costi indiretti. La spesa per i costi diretti ricadeva sulla famiglia del minore, in termini di costi socio-sanitari oltre che sulla società (24% e 76% rispettivamente dei costi diretti). a spesa media annuale per soggetto è pari a € 8.867, di cui € 6.621 per i costi diretti e € 2.246 per i costi indiretti. La spesa per gli esami strumentali è stata di € 5.065, quella per le terapie farmacologiche di € 11.133, per le visite ambulatoriali di € 24.753, per le terapie psicoeducazionali di € 51.550, per le attività extrascolastiche di € 71.518. La spesa a carico del Ministero della P.I., dei comuni e delle ASL è stata di € 246.507. La spesa annuale mostra differenze in base alla presenza o meno di comorbidità di tipo internalizzante o esternalizzante, infatti emerge che la spesa è maggiore nei minori che presentavano più comorbidità. Conclusioni. il costo pro capite annuale per soggetto con sindrome deficit attentivo con iperattività in Umbria, è paragonabile a quello degli USA(spesa sanitaria negli USA $ 2.636 e € 1.492 in Umbria; spesa educazionale negli USA $ 4.900 e € 3.378 in Umbria). Inoltre il costo pro-capite annuale per questi soggetti si avvicina molto alla spesa sostenuta per patologie croniche dell’adulto quali l’ictus o la schizofrenia.
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Comunicazione e linguaggio nei disturbi pervasivi dello sviluppo
L. Pfanner, R. Tancredi, M. Marcheschi
Le caratteristiche del linguaggio nei disturbi pervasivi dello sviluppo sono da tempo conosciute, ma negli ultimi anni la ricerca clinica ha dato impulso a indagini più approfondite, avvalendosi sia di nuovi contributi teorici sia di una maggiore e più mirata qualità osservativa e valutativa. In particolare si è cercato di superare l’approccio mirato a mettere in luce quegli aspetti linguistici considerati tipici ed universali nell’autismo, a favore di una sempre maggiore consapevolezza che esistono più fenotipi linguistici ed una grande eterogeneità. Progressivamente si è passati inoltre da una descrizione ‘statica’ e trasversale delle competenze linguistiche, ad un approccio più dinamico e longitudinale, cominciando a osservare il linguaggio dei disturbi pervasivi in una prospettiva di sviluppo. Alla luce di queste premesse verranno riportati alcuni dei contributi più recenti sulle modalità di esordio ed acquisizione del linguaggio nelle diverse aree e nelle due dimensioni espressiva e recettiva, nonché alcune considerazioni sui contributi che un’attenta valutazione dei profili linguistici nei disturbi dello spettro autistico può dare sia alla messa a punto di nuove ipotesi sui processi di acquisizione, sia alla diagnosi differenziale e ai programmi di trattamento
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Imitazione e abilità espressive nella presa in carico di un bambino con disturbo generalizzato dello sviluppo
S. Repossi, I. Laforenza, C. Fardelli
L’intervento psicomotorio, con particolare riferimento all’attività imitativa e percettiva, nel bambino con disturbo generalizzato dello sviluppo, porta al miglioramento delle abilità espressive e comunicative. È stato analizzato in particolare il caso di un bambino con disturbo generalizzato dello sviluppo attraverso la somministrazione periodica della scala Cars. Comparando i risultati ottenuti nel 2003, nel 2004, nel 2005 e nel gennaio e giugno 2006 sono stati osservati dei cambiamenti significativi in diverse aree di sviluppo, ottenuti grazie alla terapia psicomotoria incentrata sullo sviluppo delle abilità imitative ed espressive.
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Asperger o non Asperger?
L. Zitta, D. Marenco, O. Cattò, E. Briatore, S. Calzolari
il dibattito sullo status del disturbo di asperger (DA) come entità separata non è tutt’oggi esaurito. Le discussioni più accese riguardano in particolare il rapporto con il disordine autistico ad alto funzionamento all’interno dei disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS). Descriviamo il caso di un ragazzo con un disturbo pervasivo dello sviluppo, che presentava un quadro iniziale molto grave con una successiva evoluzione favorevole. Partendo dal caso clinico vengono discussi limiti e differenze nella diagnosi del Da, DAAF, alla luce della letteratura recente.
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Le cefalee in un Servizio Territoriale di Neuropsichiatria Infantile
N. Foderà
Il presente studio è stato progettato per valutare l’incidenza delle cefalee nell’utenza infanto-giovanile che si è rivolta all’ Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile di Mazara del Vallo negli anni 2002 e 2006 durante i quali si è verificato un cambiamento nell’impostazione teorico-scientifica della stessa Unità Operativa. I due anni presi in considerazione nonostante abbiano registrato un numero di prime visite assolute quantitativamente non cospicue, rispettivamente 98 e 156 prime osservazioni, presentano un loro significativo valore scientifico in quanto oltre a registrare un aumento dell’incidenza delle cefalee rispettivamente del 7,14 e del 14,1% esprimono anche un cambiamento della sensibilità culturale della gente e degli operatori sanitari nei confronti del problema cefalee in età evolutiva. A tale proposito, infatti, nel campione 2006 è stato somministrato un questionario rivolto ai genitori finalizzato a conoscere il valore da essi attribuito al disturbo cefalalgico e la loro disponibilità a sottoporre i figli a terapia farmacologia e non. I risultati di questo studio dimostrano come i cambiamenti socio-culturali e la maggiore interattività con gli operatori sanitari abbiano suscitato maggiore interesse nella tutela della salute dei minori affetti da cefalea
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Valutazione di due training per il problem solving analogico in bambini a sviluppo tipico e ragazzi con ritardo mentale. Dati preliminari
R. Truzoli
Nell’articolo sono discussi criticamente alcuni aspetti evolutivi del pensiero analogico e vengono evidenziate le variabili ambientali che determinano lo sviluppo del ragionamento per analogie. Training specifici favoriscono lo sviluppo di abilità cognitive, sociali ed emotive in bambini a sviluppo tipico e con ritardo mentale. La ricerca presentata, attraverso un disegno sperimentale 2 x 2 x 2, confronta due training per l’acquisizione di abilità di problem solving di tipo analogico in bambini a sviluppo tipico e in ragazzi con ritardo mentale: un training basato su rinforzo e spiegazione e un training basato solo sul rinforzo. I risultati, analizzati con l’ANCOVA, indicano come più efficace il training basato su due variabili, in entrambi i livelli intellettivi.
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Disturbi dello spettro bipolare in bambini e adolescenti: possibili fenotipi clinici
G. Masi
Obiettivi. Recenti ricerche hanno focalizzato l’attenzione sulla sottotipizzazione del disturbo bipolare (DB) in età evolutiva. Materiali e metodi. Sulla base di queste ricerche abbiamo voluto ricercare in un campione naturalistico di bambini e adolescenti con mania ed episodi misti se una sottotipizzazione più utile possa essere basata su caratteristiche cliniche, come la suddivisione secondo il DSM IV (DB tipo I,DB tipo II,DB non altrimenti specificato), l’esordio prepuberale rispetto a quello adolescenziale, il decorso cronico rispetto a episodico, l’umore irritabile rispetto a quello euforico e la comorbidità con Abbiamo riportato alcuni dei nostri studi più recenti che prendono in considerazione ampi campioni (parzialmente sovrapposti) di bambini e adolescenti diagnosticati sulla base delle informazioni anamnestiche, di osservazioni prolungate ed una intervista clinica strutturata (K-SADS-PL). Risultati. Questi studi sembrano supportare un modello convergente di DB ad esordio precoce, secondo il quale potrebbero essere grossolanamente descritti due fenotipi ampi. Il primo fenotipo presenta le seguenti caratteristiche cliniche: esordio precoce, comorbidità con ADHD, decorso cronico, umore irritabile, alta comorbidità con DOP/DC, importante impairment funzionale, minore miglioramento durante il follow-up, caratteristiche cliniche che soddisfano i criteri della definizione di DB NAS del DSM IV. Il secondo fenotipo presenta le seguenti caratteristiche cliniche: esordio tardivo, minore comorbidità con ADHD, decorso più frequentemente episodico, minore comorbidità esternalizzante, ma aumentata comorbidità internalizzante (ansia), maggiore sensibilità ai trattamenti. Molti di questi pazienti soddisfano i criteri per DB. Conclusioni. Una ulteriore validazione di questa distinzione richiederà studi prospettici che esplorino se questi sottotipi rappresentino disturbi differenti o siano parte di un unico spettro di malattie correlate e parzialmente sovrapposte. La stabilità dei due fenotipi non è ancora chiara, anche se studi clinici preliminari suggeriscono che parte dei pazienti con il primo fenotipo potrebbe modificare la fenomenologia durante il decorso del disturbo.
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La patologia del ritardo cognitivo e il controllo unico multimodale dei neuroni-specchio
P. Pfanner
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Recensioni di Libri e Congressi Istruzioni per gli Autori
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